mercoledì 15 maggio 2019

Dagli «Annali» scritti dal sac. GIUSEPPE CAPOEDICI (1749-1828) alle pp. 149 a 161.

Riproduzione dell'immagine del Beato Andrea Xueres di come poteva trovarsi dipinta sul coperchio dell'arca.

Terza Parte
Quei fedeli che al Xueres ricorrevano, ottenevano delle innumerabili grazie, scendendo con le scale nel di lui antico sepolcro che fu lasciato libero senza più seppellirvi altri cadaveri e ne uscivano con prodigi come lo attestano tanti venerandi Padri per santità e dottrina rispettabili come sono il P. Antonino Corsetto, l’Abate d. Costantino Benedittino, d. Francesco Platamone, Signore del Priolo, il P. Francesco Santafe, fr. Niccolo Tusco e tanti altri ecclesiastici o secolari. Oggi la detta sepoltura ven detta la Sepoltura di San Vincenzo Ferreri, dal volgo creduta scioccamente del detto santo. I fanciulli che patiscono del male infido nel calare che fanno nella detta Sepoltura subito ne ricevono la grazia e situata dov’era anticamente cioè oggi dietro l’altare maggiore in cornu Evangelii.
Racchiuse le Reliquie del Xueres nel nuovo sepolcro di marmo, custodite da due ferri in forma di grata, questa o per la lunghezza del tempo, o per opera del demonio o per divozione de’ fedeli si trovavano più volte rotte ed aperte e tolte via alcune ossa e reliquie del detto P. Andrea, che poi furono secretamente perché mossi da coscienza, restituite, motivo per cui il sepolcro suddetto fu lasciato senza li detti ferri e sopra il tumolo vi stava continuamente un drappo di velluto che lo copriva e sopra il coperchio del tumolo eravi dipinto il detto Beato Andrea con un libro aperto a man destra dove leggevasi «Discite a me quia mitis sum et humilis corde» e nella sinistra un giglio. Dimostrava il suo ritratto d’essere stato di mediocre statura, macilento e grave e mortificato, barba e capelli neri, gl'occhi concavi e molto estenuati.
A vista di tutto quanto ho divisato del detto Sepolcro il Rev. P. Fr. Giovanni Battista Cappello de Noto Baccelliere o sia Licenziato e Priore del detto Convento vedendo la divozione e concorso del Popolo Siracusano verso il detto P. Andrea che di giorno in giorno accrescevasi, offerendogli de’ voti, pensò per divina ispirazione di trasportare il corpo o sia le ossa o reliquie del detto B. Andrea in altro luogo più decente e onorato; che perciò con il consenso di tutti i Padri del Convento convocati a suono di campana e i seguenti Padri cioe P. Vincenzo Sinopoli, Economo e Procuratore del detto Convento, P. Giuseppe Galleco, Maestro de’ Novizj, Fr. Pasquale di Sortino, Fr. Raffaele Ardito di Siracusa Baccelliere, Fr. Michele di Catania Sacrista Maggiore e Fr. Lucio Bonajuto di Siracusa Sacerdoti Fr. Antonino Mazzone di Noto, Suddiacono, Fr. Francesco Salafia di Siracusa, Fr. Placido di Lentini, Fr. Lodovico di Siracusa, Fr. Girolamo di Messina e Fr. Agostino di Catania Novizj Professi, Fr. Raimondo di San Filippo, Fr. Reginaldo di Noto, Fr. Luciano di Noto, Fr. Tommaso di Noto, Fr Giacinto di Siracusa e Fr. Vincenzo di Catania, Fratelli Conversi tutti nemine discrepante risolsero come seguì, di trasportare le Reliquie del P. Andrea dalla detta arca marmorea in cui giacea in una cassetta di legno foderata di velluto rosso e serrata con tre chiavi la posero in un’altra cassa di legno nuova più decente, dorata, singolare e bellissima e la collocarono nel muro della parte sinistra della nuova sacristia vicino l'antico claustro di detto convento per ivi perpetuamente custodirsi, il qual luogo è oggi Sagristia e anticamente se ne servivano per farsi il Capitolo Provinciale.

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