venerdì 10 maggio 2019

Articolo «II B. Andrea Xueres o Xuereb Siracusano» scritto dal P. MATTEO CONIGLIONE O.P. in L’Eco di san Domenico (A.3, n. 11 (1927), pp. 227-231).


Nella foto le reliquie del Beato Andrea Xueres nel paliotto sotto l'altare maggiore della Chiesa di San Filippo Apostolo

Seconda parte
Venne il tempo nel quale egli sentì la nostalgia della vita domenicana e chiese l’abito domenicano al Priore di quel Convento, ciò che ben volentieri gli fu concesso.
Il P. Ottavio Gaetani fa rilevare che il nostro Beato, appena fattosi religioso, emulò e superò tutti i suoi coetanei nello studio e nella disciplina, e, quel che più importa, nella integrità della vita, per cui si rese a tutti amabile e caro. 

Un secolo prima al Gaetani, Tomaso Schifaldo aveva detto che la fama della santità di Andrea era così grande presso il popolo, che butti indistintamente solevano venerarlo quale angelo in carne; perché la virtù di Dio penetrata nell’anima di lui vi aveva operato sì energicamente, da renderlo puro ed illibato da ogni macchia di umana colpa, innalzandolo alle supreme vette della perfezione.
Dolce, umile di cuore, secondo il detto di Cristo, la sua vita era norma al sacerdozio, fiaccola e luce alla perfezione Domenicana, splendore e regola ai costumi cristiani. Degli innocenti sostenne sempre, con coraggio e magnanimità, le parti contro gli oppressori.
Poveri e ricchi, fanciulli e vecchi, dotti e ignoranti, erano da lui trattati con la medesima confidenza e dolcezza, di modo che tutti non cessavano di esaltarlo con lodi, decantarlo e baciargli le vesti al suo passaggio. Persuasi che, intercedendo lui presso Dio, potevano conseguire la felicità eterna, tutti ricorrevano a lui piangenti e gementi per confessarsi dei loro peccati e ottenere facilmente perdono da Dio.
E non solo Siracusa, ma tutta la Sicilia, conchiude lo Schifaldo, fu illuminata dalla sua vita innocentissima, predicando, istruendo e confessando con grande zelo.
Il magistrato Siracusano diede pubblico attestato alla santità del nostro Andrea, facendo scrivere e pubblicare dei libelli in sua lode.
Nondimeno, in mezzo a tanti onori, a tante lodi, a tanti encomi che, da principi e popoli, da grandi e piccoli, gli si tributavano, egli non s'invanì, ma si radicava sempre più nella bella virtù della umiltà.



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