domenica 12 maggio 2019

Articolo «II B. Andrea Xueres o Xuereb Siracusano» scritto dal P. MATTEO CONIGLIONE O.P. in L’Eco di san Domenico (A.3, n. 11 (1927), pp. 227-231).

Riproduzione dell'immagine del Beato Andrea Xueres di come poteva trovarsi dipinta sul coperchio dell'arca.


Quarta parte
Il magistrato, in vista di queste meraviglie, proibì che fosse tumulato nella sepoltura comune, ma rimanesse esposto vicino la sagrestia alla santa devozione dei cristiani. Molti infermi venuti di ogni parte, dice lo Schifaldo, accostatisi al santissimo uomo, ricevettero la sanità.
Rimase celebre il prodigio avvenuto in persona di una fanciulla di dieci anni, muta fin dalla nascita, la quale, passando dal sepolcro vicino la sacrestia ricevette la favella dal beato Andrea, che visibilmente le apparve segnandola col segno di croce in bocca. Per il qual fatto, il Vescovo di Siracusa, mons. Dalmazio di san Dionisio, ricevute le veridiche testimonianze, decise, coll’intervento del Senato Siracusano, del clero e dei cittadini, di riporlo in un’arca di marmo, all'altezza di quattro piedi sopra il pavimento, nel muro della stessa sagrestia antica, a tre palmi di distanza dell’antica sepoltura; come difatti eseguì nella Pasqua del 1478.
Una grata di ferro lo custodiva, e una iscrizione incisa nel marmo ne ricordava le virtù e l’anno della morte. L’immagine del Beato, vestito dell’abito domenicano fu dipinta sul coperchio dell’arca, con la destra tenendo un libro aperto, ove leggevasi: «Discite a me quia mitis sum et humilis corde» e con la sinistra stringendo un candido giglio, simbolo della sua verginità illibata. L’1 Dicembre 1614, il Priore del Convento, il P. Giovanni Cappello O.P., volle fare la ricognizione solenne delle sacre spoglie del Beato, togliendole dall’arca marmorea ricomponendole in una cassetta di legno foderata di ricco velluto rosso, che, rinchiusa in una grande arca di legno indorata, fu collocata in una nicchia incavata nel muro sinistro della nuova sagrestia, presso il primo chiostro del Convento. 

Ciò fu fatto in tutte le forme legali, con pubblico atto rogato dal notar Giacomo Maio.
Quanto saremmo più riconoscenti al P. Cappello, se in pari tempo avesse promosso la causa. di beatificazione e canonizzazione.

Dopo tante peripezie del tempo e degli uomini, le sacre spoglie riposano adesso sotto l’altare della Cappella dell’Annunziata. Un cristallo di difesa permette di vederle e di Noi auguriamo che questo fiore di santità possa, un giorno non lontano, rivivere nella memoria di tutti e ricevere l’onore degli altari.



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