domenica 19 maggio 2019

Da «Vite manoscritte dei Santi Siciliani dei secoli XVI e XVII», composte dal R.P. OTTAVIO GAETANI (1566-1620), che si conservano nella biblioteca nazionale di Palermo con la seguente signatura: II. E. 13 fol. 287»

Prima riproduzione dell'immagine del Beato Andrea Xueres con alle spalle la Chiesa di San Domenico e sotto lo stemma dell'Ordine dei Predicatori.

Terza parte
È quasi incredibile immaginare quanta fiducia abbia goduto il nostro Beato per la sua fama di santità e come questa, in seguito a siffatto prodigio, si sia aumentata tra il popolo e i nobili: poiché a Lui ricorsero nelle calamità, Lui invocarono nelle infermità e dopo aver ottenuto una qualche grazia la comunicarono alle famiglie e ne visitarono il sepolcro. 

Per questa ragione, moltissimi del popolo, affetti da svariate malattie, scendevano nel di lui antico sepolcro e ne risalivano completamente guariti.

Mi narrava il P. Antonio Corsetto O.P., vecchio domenicano di grandissima autorità, che mentre era sagrestano, venivano a trovarlo moltissime donne coi loro figlioli in braccio affetti da quella malattia per la quale moltissime morivano e contro la quale alcun medico sapeva e poteva trovare rimedio; questa poiché impedisce il respiro e tormenta i fianchi e la testa, viene volgarmente chiamata cefalite; siffatte donne, dunque, lo pregavano di poter loro permettere di discendere nel sepolcro del beato Andrea e, avutone da lui il permesso, dopo aver prima pregato dinanzi alle Venerate Reliquie del beato chiuse nel sarcofago di marmo, discendevano poi nell’antico sepolcro ove queste prima si conservavano e, trattenutesi un po’ in preghiera, ne risalivano coi loro bimbi del tutto risanati; questa abitudine devota si conserva fino ad oggi. E Dio, mosso dalle preghiere di un tale uomo, concede moltissime grazie.
Sono passati pochi anni da quando un certo Simone che fa il tappezziere ed è uno dei più bravi della sua arte qui a Siracusa, avendo avuto da sua moglie un figliolo tormentato ora da grave febbre, non avendo costui potuto ricevere alcun soccorso dall’arte medica, si rivolge al beato Andrea, a tal uopo ne viene a trovare il sepolcro, portando sulle braccia il figlio quasi moribondo, prega con insistenza il sagrestano perché gli permetta di deporlo per poco tempo in questo sepolcro e, fattolo, immediatamente il fanciullo, contro le attese di tutti, cominciò a star meglio in un modo tale che il padre poté farlo tornare a casa, alla moglie, completamente guarito.
Tutto ciò riferiva, dietro mia domanda, il P. F. Antonio Corsetto O.P. da me più sopra ricordato, il quale dichiarava di avere appreso queste notizie in parte dal Sagrestano in parte dai più vecchi del convento e specialmente da fra’ Vincenzo Incatassato O.P., dal P. F. Francesco Santafè O.P., da fra’ Niccolò Fusco O.P. converso dello stesso convento, uomini tutti di gran fede e pietà.

Inoltre molti altri attestano ancora queste cose, dei quali non è necessario farne ricordo.
Lode a Dio e alla Beata Vergine Maria.



sabato 18 maggio 2019

Da «Vite manoscritte dei Santi Siciliani dei secoli XVI e XVII», composte dal R.P. OTTAVIO GAETANI (1566-1620), che si conservano nella biblioteca nazionale di Palermo con la seguente signatura: II. E. 13 fol. 287»

Nella foto la Chiesa di San Filippo Apostolo ove riposano le reliquie del Beato Andrea Xueres

Seconda parte
Piacque finalmente al Sommo Iddio, in premio di così grandi fatiche spese per la salute del prossimo, accordargli l’eterno premio per cui, resosi infermo, più presto che altri nol temesse, rendeva al Creatore la sua bell’anima nello stesso giorno 25 Dicembre in cui Gesù in terra ed egli nasceva in Cielo.
I padri, pertanto, di quel convento, di comune accordo, stabilirono di seppellirlo subito, temendo troppa affluenza di popolo devoto in riverire il di lui cadavere, così grande era la sua opinione di santità appresso di tutti; per la qual cosa, affinché s’ignorasse perfino il luogo della sua sepoltura, non senza molte lacrime, lo deposero nel sepolcro comune, scavato nel suolo nel mezzo dell’antica sagrestia.
Ma l’Ottimo Iddio non permise che per lungo tempo rimanesse oscuro lo splendore di Andrea; perciò, non molto tempo dopo il suo transito in Cielo, volle che risplendesse quale ardente candelabro nella sua Chiesa; infatti in un Giovedì Santo, mentre una certa donna fra le altre, era venuta nella chiesa di san Domenico per assistere alle sacre funzioni conducendo con sé una figlioletta di dieci anni, fin dalla sua prima infanzia quasi del tutto priva della parola con incredibile dolore dei genitori, ecco che con segni insistenti questa chiede da bere alla madre la quale, non potendo tollerare l’insistenza della fanciulla, le permette finalmente di andare in sagrestia la cui porta in quel tempo situata vicino all’altare maggiore era aperta a tutti: vi andò subito la bambina e avendovi trovato un vaso pieno d’acqua, ne bevve e ripostolo se ne ritornava alla madre, quando ecco vede uscire dalla sepoltura un frate domenicano, la fanciulla si ferma e questo allora, segnatale la bocca col segno della croce ed invocata la Santissima Trinità, le restituisce completamente l’uso della parola che prima di allora mai aveva goduto; la fanciulla fino ad allora muta ora grida e chiama allegramente più volte la mamma che, mossa dalla novità della cosa, accorre di fretta e trova la bimba, muta fino a poco prima che ora, con gran stupore di tutti, parla liberamente.
Alla madre che, per la gioia, la bacia e ribacia, risponde la fanciulla raccontando per filo e per segno l’accaduto onde alle parole e ai segni riferiti nessuno dubita che l’autore di un così grande prodigio è il beato Andrea. 

Per la qual cosa tutti i presenti, dopo avere ringraziato secondo il costume Iddio e il beato Andrea, non si stancavano mai di interrogare la fanciulla e conoscere così tutti i particolari del prodigio. Pervenuta alle orecchie dei cittadini la fama di tale prodigio, il Senato Siracusano, con l’assenso del Vescovo, volle trar fuori le sacre spoglie del Beato dalla sepoltura comune, per farli situare in un sepolcro di marmo, murato nella parete di detta sagrestia alto quattro piedi dal suolo e portante incisi i seguenti versi leonini a perpetua memoria di tale uomo.

OGNI ELOGIO SINCERO ED OGNI MERTO CI POTREBBE RIDIRE UN MARMO SOLO? 

NÉ LO FAREBBE ANDREA CHE IGNOTA VUOLE E LA SUA MORTE E I FUNERALI E IL DUOLO. 
ECCOCI DEL SIGNOR L’UMILE SERVO GIUSTA REGOLA D’OGNI COSTUME, 
DEL SACERDOZIO SANTO ONORE E MERTO, DI DOMENICO AI FIGLI E SCORTA E LUME.
DI UN TALE SANTO PRIVÒ LA NOSTRA SIRACUSA LA SANTA NOTTE DEL VERGINEO PARTO 
DELL’ANNO CHE REGNÒ L’AGNEL DIVINO QUADRIGENTO MILLEN, TRIGENO E QUARTO.


venerdì 17 maggio 2019

Da «Vite manoscritte dei Santi Siciliani dei secoli XVI e XVII», composte dal R.P. OTTAVIO GAETANI (1566-1620), che si conservano nella biblioteca nazionale di Palermo con la seguente signatura: II. E. 13 fol. 287»

Nella foto le reliquie del Beato Andrea Xueres poste nel paliotto sotto l'altare maggiore di San Filippo Apostolo

Prima parte
Fra quelli dell’ordine domenicano, che in questa nostra isola si resero illustri per santità e integrità di vita, non potrà ritenersi fra gli ultimi Andrea, Sacerdote siracusano, come colui il quale in vita ed in morte, (il che si vedrà nello sviluppo di questa istoria) apprestò sempre di sé esempio nobilissimo di pietà e di Santità; sin da fanciullo (sperando i suoi genitori moltissimo nella di lui pietà e somma eloquenza), per loro consiglio, si versò nelle lettere ed in breve fece tali progressi, che superò di gran lunga i suoi condiscepoli, nella continua pratica dei quali, aborrì sempre ogni licenza e predilesse quelli che gli sembrarono forniti di onesti costumi, sia frequentando i templi, sia assistendo alle sacre concioni, sia conversando coi religiosi e specialmente coi figli di San Domenico, talmente rimase infiammato dalle sante parole di questi ultimi, che finalmente chiese di essere ascritto nel loro numero, cosa che facilmente ottenne perché fornito di costumi illibati e di singolare ingegno. 

Così è, che ascritto nello stesso ordine domenicano, ben presto superò tutti i suoi coetanei, sia nello studio, sia nelle lettere e quel che più importa, nell’integrità della vita per cui si rese a tutti accetto e caro.

Ordinato poi sacerdote, decise di adempire a tutti i doveri del Sacerdozio; era così grande la soavità dei suoi costumi e la bramosia di procurare la salvezza del prossimo e specialmente di ascoltare le confessioni, che sparsasene la fama per tutta Siracusa, era quasi incredibile il numero di persone d’ogni ceto e condizione che a lui convenivano ed erano ricevute con carità e rimandate contente per gli opportuni rimedi apportati ad ogni peccato.
Né è da credersi che per tutta questa affluenza di persone, per la quale per altro si accresceva di giorno in giorno, venisse in lui meno la pazienza, che anzi riuscì a disimpegnare questo suo dovere così bene, come nessun altro mai, e benché occupato da gravi e continue fatiche, giammai alcun fu rimandato non soddisfatto; tuttavia fra le altre sue virtù era così pieno di umiltà, che per questa ed eccellentissima non fu mai a nessuno secondo ove gli rimanesse alcun che di riposo, mostravasi assiduo in digiuni, vigilie ed orazioni e non era pago solamente di quelle prescritte dagli statuti del suo ordine, ma previo il permesso dei suoi direttori, altre ed altre ancora se ne imponeva. 

Era a tutti nota la purità del di lui animo, che esso conservava intatta sin dai suoi primi anni e che gli si leggeva in volto. Ad eccezione di coloro coi quali usava con vera dimestichezza, soleva conservare in pubblico un contegno serio e grave.


giovedì 16 maggio 2019

Dagli «Annali» scritti dal sac. GIUSEPPE CAPOEDICI (1749-1828) alle pp. 149 a 161.

Nella foto la statua della Madonna del Rosario che si trova nella Chiesa di San Filippo Apostolo

Quarta parte
Tutta la detta spesa la fece il pubblico di Siracusa per cui se ne andava cercando la limosina un Fratello di detto Convento, nominato Fr. Raimondo di San Filippo. 

Seguì questa seconda Traslazione il Primo Dicembre, XII Indizione 1613, nella Prima Domenica dell’Avvento, nel Pontificato IX di Paolo V, regnando Filippo d’Austria, Re di Spagna e di Sicilia nell’anno III del suo Regno ed in detto giorno di tutto ciò se ne fece un atto pubblico in notar Giacomo Maso Siracusano, come asservato sulla Conservatoria dei Notaj difonti di detto anno 1613 a foglio 398 e nel volume dei miei Miscellanei.

Tutto ciò io l’ho ricavato da’ Manoscritti del P. Ottavio Gaetani Gesuita Siracusano che conservavansi nella Biblioteca degli Studi del Collegio di Palermo d’altri antichi manoscrtitti del Convento de’ Domenicani di questa Citta, del Rocco Pirro, Mancheruso ed altri. 

La detta Arca poi, con l’andar del tempo, fu disfatta e spostata dall’accennata nuova Sagristia e la cassettina delle Reliquie si conservò dietro il Tabernacolo dell’altare Maggiore sino al 1794 che fecero il nuovo frontone di legname e d’indi in poi sta riposta dentro un cassone della detta Sagrestia nuova. 
La iscrizione sepolcrale, incisa in pietra, appostavi allora dal Vescovo e Senato nella Prima Traslazione si conserva presso di me, sac. D. Giuseppe Capodieci, Scrittore di questi Annali che la trovai in un casaleno di questa città derelitto in atto di ridursi in pezzi d’alcuni Maestri muratori.

Si legga ancora Michele Pio de Vivis Mustr. Domin. Par. I lib. 3 f. 465 La detta incisione fu poi da me donata al detto Convento e apposta dietro lo Cappellone sul muro in faccia la sepoltura con le ossa del Xueres. 

Nel 1613, Prima domenica di Dicembre e dell’Avvento i Religiosi del Convento lo trasportarono in un sepolcro di marmo nel muro della parte sinistra della Sagristia vicino l’antico claustro come per atto in Notar Giacomo Maso sotto l’istesso giorno ed anno. 
Poi si conservò dietro l’altare maggiore sino al 1794 in cui si fece il nuovo frontone di legname ed indi in poi si conservo in un Cassone della Sagrestia.

La iscrizione marmorea sepolcrale sopracennata appostavi nella prima Traslazione del 1478 fu da me ritrovata nel 1788 in un casaleno della Città e nel 1801 ne feci un dono al Convento e si piantò a mie spese nel muro in Cornu Evangelii dietro lo Cappellone vicino l’antica sepoltura ov’era prima, indi poi nel 1806 il fratello Converso Fr. Angelo da Castelvetrano prese dal cassone la cassetta delle Reliquie e la colloca sopra la detta iscrizione con una grata di legname ove oggi ritrovasi.

mercoledì 15 maggio 2019

Dagli «Annali» scritti dal sac. GIUSEPPE CAPOEDICI (1749-1828) alle pp. 149 a 161.

Riproduzione dell'immagine del Beato Andrea Xueres di come poteva trovarsi dipinta sul coperchio dell'arca.

Terza Parte
Quei fedeli che al Xueres ricorrevano, ottenevano delle innumerabili grazie, scendendo con le scale nel di lui antico sepolcro che fu lasciato libero senza più seppellirvi altri cadaveri e ne uscivano con prodigi come lo attestano tanti venerandi Padri per santità e dottrina rispettabili come sono il P. Antonino Corsetto, l’Abate d. Costantino Benedittino, d. Francesco Platamone, Signore del Priolo, il P. Francesco Santafe, fr. Niccolo Tusco e tanti altri ecclesiastici o secolari. Oggi la detta sepoltura ven detta la Sepoltura di San Vincenzo Ferreri, dal volgo creduta scioccamente del detto santo. I fanciulli che patiscono del male infido nel calare che fanno nella detta Sepoltura subito ne ricevono la grazia e situata dov’era anticamente cioè oggi dietro l’altare maggiore in cornu Evangelii.
Racchiuse le Reliquie del Xueres nel nuovo sepolcro di marmo, custodite da due ferri in forma di grata, questa o per la lunghezza del tempo, o per opera del demonio o per divozione de’ fedeli si trovavano più volte rotte ed aperte e tolte via alcune ossa e reliquie del detto P. Andrea, che poi furono secretamente perché mossi da coscienza, restituite, motivo per cui il sepolcro suddetto fu lasciato senza li detti ferri e sopra il tumolo vi stava continuamente un drappo di velluto che lo copriva e sopra il coperchio del tumolo eravi dipinto il detto Beato Andrea con un libro aperto a man destra dove leggevasi «Discite a me quia mitis sum et humilis corde» e nella sinistra un giglio. Dimostrava il suo ritratto d’essere stato di mediocre statura, macilento e grave e mortificato, barba e capelli neri, gl'occhi concavi e molto estenuati.
A vista di tutto quanto ho divisato del detto Sepolcro il Rev. P. Fr. Giovanni Battista Cappello de Noto Baccelliere o sia Licenziato e Priore del detto Convento vedendo la divozione e concorso del Popolo Siracusano verso il detto P. Andrea che di giorno in giorno accrescevasi, offerendogli de’ voti, pensò per divina ispirazione di trasportare il corpo o sia le ossa o reliquie del detto B. Andrea in altro luogo più decente e onorato; che perciò con il consenso di tutti i Padri del Convento convocati a suono di campana e i seguenti Padri cioe P. Vincenzo Sinopoli, Economo e Procuratore del detto Convento, P. Giuseppe Galleco, Maestro de’ Novizj, Fr. Pasquale di Sortino, Fr. Raffaele Ardito di Siracusa Baccelliere, Fr. Michele di Catania Sacrista Maggiore e Fr. Lucio Bonajuto di Siracusa Sacerdoti Fr. Antonino Mazzone di Noto, Suddiacono, Fr. Francesco Salafia di Siracusa, Fr. Placido di Lentini, Fr. Lodovico di Siracusa, Fr. Girolamo di Messina e Fr. Agostino di Catania Novizj Professi, Fr. Raimondo di San Filippo, Fr. Reginaldo di Noto, Fr. Luciano di Noto, Fr. Tommaso di Noto, Fr Giacinto di Siracusa e Fr. Vincenzo di Catania, Fratelli Conversi tutti nemine discrepante risolsero come seguì, di trasportare le Reliquie del P. Andrea dalla detta arca marmorea in cui giacea in una cassetta di legno foderata di velluto rosso e serrata con tre chiavi la posero in un’altra cassa di legno nuova più decente, dorata, singolare e bellissima e la collocarono nel muro della parte sinistra della nuova sacristia vicino l'antico claustro di detto convento per ivi perpetuamente custodirsi, il qual luogo è oggi Sagristia e anticamente se ne servivano per farsi il Capitolo Provinciale.

martedì 14 maggio 2019

Dagli «Annali» scritti dal sac. GIUSEPPE CAPOEDICI (1749-1828) alle pp. 149 a 161.

Nella foto la lapide posta un tempo nel luogo della sua sepoltura in san Domenico e ora visibile nella chiesa di san Tommaso Apostolo in Ortigia.

Seconda parte
Ma Iddio, che per alti suoi giudizi non volle celato il nome illustre di Andrea Xueres, fece che non molto tempo dopo la di lui morte, cioe nell’anno 1478, una donna ritrovandosi il Giovedì Santo presente alle sacre funzioni nella chiesa delli suddetti Padri Domenicani, ed orando per una sua figlia che seco condotta avea, d’anni circa dieci, perché da bambina priva dell'uso della loquela, la fanciulla suddetta avendo una gran sete pregava la madre con segni a darle da bere e non potendo più sostenerla, importuna la figliola, penso di contentarla ed uscita fuori di quella porta che in quel tempo era vicino l’altar maggiore, prese un vaso d'acqua e la fanciulla dissetatasi, se ne ritornava alla di lei madre quando ecco vide uscire dell'accennata sepoltura de’ Padri un uomo vestito dell’abito domenicano, fermo la ragazza e facendole con la man destra il segno della santa croce nella bocca, invocato prima il nome della Santissima Trinità, all’istante la mutola donzella parlo.
A un tal miracolo esclama ad alta voce la madre una con la figlia e piene ambedue di gioia fecero a tutti noto il miracolo ed occorrendo subito un gran popolo trovo la fanciulla un tempo mutola che parlava felicemente innanzi a tutti che la conoscevano, abbracciando per l’allegrezza la madre, raccontandole distintamente lo che accaduto l’era, le di lui parole e segni non fecero questo dubitare d’essere stato il Beato Andrea Xueres l’autore di un tal fatto onde ne resero grazie al Signore.
Molto che allora e nel decorso del tempo che al Xueres ricorrevano, ottenevano delle innumerabili grazie e sparsa la fama del Miracolo e ricevute le veridiche testimonianze pensarono il Vescovo di Citta Monsignor Dalmazio Gabriele, il Senato, il Capitolo e la Nobiltà tutta in unione del Governatore della Camera Reginale di metterlo loco depositi. In fatti, aperta la sepoltura, lo trovarono sollevato, spirando soavissimo odore e lo situarono in un sepolcro di pietra o, come vogliono alcuni, di marmo nel muro della stessa sagrestia vecchia e tre palmi circa distante dalla sua sepoltura, e per restare ben custodite le di lui Reliquie, vi si fece una grata di ferro con la seguente iscrizione scritta in marmo lunga palmi quattro ed once tre e larga palmo uno ed once quattro con li caratteri che qui leggonsi:
HIC TOT SARCOPHAGUS LAUDES NON ACCIPIT UNUS, 
NEC PATRIS ANDREÆ POTIS EST MENS PROMERE FUNUS. 
ECCE DEI SERVUS HUMILIS, LEX REGULA MORUM, 
NORMA SACERDOTII, FRATRUM LUX PREDICATORUM. 
VIRGINEO CELEBRIS PARTU, NOX ANNA SANCTO 
ILLA SIRACCUSIOS SPOLIAVIT NUMINE TANTO. 
TER DENIS, QUATUOR, BIS SEPTINCESIMUS ANNUS 
ADDIVERAT QUO CŒLESTIS REGNAVERAT AGNUS.


lunedì 13 maggio 2019

Dagli «Annali» scritti dal sac. GIUSEPPE CAPOEDICI (1749-1828) alle pp. 149 a 161.

Nella foto le reliquie del Beato Andrea Xueres nel paliotto sotto l'altare maggiore della Chiesa di San Filippo Apostolo

Prima parte
Continui erano i digiuni, le vigilie, le orazioni ed ascettismi nell’osservanza delle leggi e degli istituti della sua Religione. Sin da fanciullo conservo la purità d’animo e di corpo e nel mirarlo accendea ed invitava tutti alla castità. Fu chiamato d’alcuni Xuares e creduto nativo in Malta ed educato in Siracusa ma ciò senza alcun fondamento.
Il Governatore della Camera Reginale di Siracusa e la Nobiltà tutta l’ebbero per i suoi ottimi costumi molto a cuore. Tutto il giorno ricorrevano a lui per ricevere buoni consigli; infatti fu da questo Senato a nome della Citta tutta per alcuni bisogni mandato per Ambasciatore alla Regina Maria che governava questa Camera dalla quale venne benignamente accolto ed ottenne quanto desiderava anzi fu dalla medesima regalato d’una nave carica di legname che l’applico parte per un dormitorio di questo Convento che al presente esiste e mezzo al Convento di Santa Maria La Grotta della Città Vecchia di Malta onde tanto questo Convento de’ Padri Domenicani quanto quello di Malta hanno gli stessi Dormitorj su lo stesso modello.
Piacque finalmente al Signore in premio delle tante fatiche per la salute de’ prossimi operate chiamare il Xueres all’eterno riposo poiché sorpreso da una malattia fra pochi giorni finì di vivere al di 25 Dicembre dell’anno 1434. I Padri che dimoravano nel Convento pensarono prestamente di seppellirlo, temendo che la moltitudine della Gente avrebbe apportato grande confusione e sconcerto nello strappargli le vesti di addosso per quella fama di santità che di Andrea erasi sparsa, onde lo racchiusero nella comune sepoltura de' Padri a fine d’ignorarsi con l’andar del tempo il luogo dove erasi quel sacro corpo riposto nel confondersi con gli altri cadaveri e fu appunto la sepoltura quella stessa ch'era dentro la Sagristia vecchia prima di rifabbricarsi la chiesa ed oggi dentro lo Cappellone della nuova chiesa dietro l’altare Maggiore in cornu Evangelii.


domenica 12 maggio 2019

Articolo «II B. Andrea Xueres o Xuereb Siracusano» scritto dal P. MATTEO CONIGLIONE O.P. in L’Eco di san Domenico (A.3, n. 11 (1927), pp. 227-231).

Riproduzione dell'immagine del Beato Andrea Xueres di come poteva trovarsi dipinta sul coperchio dell'arca.


Quarta parte
Il magistrato, in vista di queste meraviglie, proibì che fosse tumulato nella sepoltura comune, ma rimanesse esposto vicino la sagrestia alla santa devozione dei cristiani. Molti infermi venuti di ogni parte, dice lo Schifaldo, accostatisi al santissimo uomo, ricevettero la sanità.
Rimase celebre il prodigio avvenuto in persona di una fanciulla di dieci anni, muta fin dalla nascita, la quale, passando dal sepolcro vicino la sacrestia ricevette la favella dal beato Andrea, che visibilmente le apparve segnandola col segno di croce in bocca. Per il qual fatto, il Vescovo di Siracusa, mons. Dalmazio di san Dionisio, ricevute le veridiche testimonianze, decise, coll’intervento del Senato Siracusano, del clero e dei cittadini, di riporlo in un’arca di marmo, all'altezza di quattro piedi sopra il pavimento, nel muro della stessa sagrestia antica, a tre palmi di distanza dell’antica sepoltura; come difatti eseguì nella Pasqua del 1478.
Una grata di ferro lo custodiva, e una iscrizione incisa nel marmo ne ricordava le virtù e l’anno della morte. L’immagine del Beato, vestito dell’abito domenicano fu dipinta sul coperchio dell’arca, con la destra tenendo un libro aperto, ove leggevasi: «Discite a me quia mitis sum et humilis corde» e con la sinistra stringendo un candido giglio, simbolo della sua verginità illibata. L’1 Dicembre 1614, il Priore del Convento, il P. Giovanni Cappello O.P., volle fare la ricognizione solenne delle sacre spoglie del Beato, togliendole dall’arca marmorea ricomponendole in una cassetta di legno foderata di ricco velluto rosso, che, rinchiusa in una grande arca di legno indorata, fu collocata in una nicchia incavata nel muro sinistro della nuova sagrestia, presso il primo chiostro del Convento. 

Ciò fu fatto in tutte le forme legali, con pubblico atto rogato dal notar Giacomo Maio.
Quanto saremmo più riconoscenti al P. Cappello, se in pari tempo avesse promosso la causa. di beatificazione e canonizzazione.

Dopo tante peripezie del tempo e degli uomini, le sacre spoglie riposano adesso sotto l’altare della Cappella dell’Annunziata. Un cristallo di difesa permette di vederle e di Noi auguriamo che questo fiore di santità possa, un giorno non lontano, rivivere nella memoria di tutti e ricevere l’onore degli altari.



sabato 11 maggio 2019

Articolo «II B. Andrea Xueres o Xuereb Siracusano» scritto dal P. MATTEO CONIGLIONE O.P. in L’Eco di san Domenico (A.3, n. 11 (1927), pp. 227-231).

Nella foto le reliquie del Beato Andrea Xueres nella Chiesa di San Filippo Apostolo e la statua della Madonna Assunta le cui mani sono ricoperte di ex-voto di Rosari(tal statua viene portata in processione il 15 Agosto).

Terza parte
Considerandosi come Servo inutile al cospetto di Dio, non cessava di implorare aiuto divino per sé e per la riforma dei costumi del popolo perciò le sue meditazioni erano continue, le sue veglie prolungate, le sue penitenze durissime, e Dio lo premiava col dono dei miracoli, miracoli, diceva lo Schifaldo, che erano la prova evidente della sua santità.
Elementi per poter giudicare della sua attività sociale ne Sono rimasti ben poco o nulla, però in generale si sa che per il prestigio ed abilità gli furono affidati vari negozi importanti trai quali una ambasceria, a nome del Senato Siracusano, presso la Regina Maria in Spagna, a favore della propria città, ottenendo tutto quanto costituiva lo scopo della sua missione; anzi gli fu regalato dalla Regina Maria un vascello carico di legname, che poi fu adibito per restaurare un dormitorio del convento di san Domenico di Siracusa, sotto il quale era l’antica Congregazione del Nome di Gesù e l’antico refettorio e cucina. 

Bologna lo ebbe nel 1430 priore del Convento di San Domenico, di cui fu uno dei restauratori della vita monastica, introdotta con tanto fervore; e sembra che anche abbia insegnato all’Università di Bologna.

I santi banno premura di raggiungere la patria celeste e i loro slanci d’amore verso Dio diventano più potenti mano mano che crescono negli anni. Sembra che nel 1431-32 abbia lasciato Bologna per ritornare a Siracusa, ove il 25 dicembre 1434, nello stesso giorno in cui la Chiesa celebra la nascita del Verbo Incarnato, questo giglio di purezza e di santità fu colto dalla mano divina, perchè degno del paradiso celeste.
La morte di lui fu appresa dalla cittadinanza con amaro pianto, e il Senato Siracusano ordinò per mano degli araldi lutto generale e vacanza in tutti i pubblici uffici. Durante i solenni funerali tutti sentirono la fragranza e il soavissimo odore che spirava dal corpo del defunto. Un popolo intero venne in chiesa a venerarlo e a chiedere grazie.


venerdì 10 maggio 2019

Articolo «II B. Andrea Xueres o Xuereb Siracusano» scritto dal P. MATTEO CONIGLIONE O.P. in L’Eco di san Domenico (A.3, n. 11 (1927), pp. 227-231).


Nella foto le reliquie del Beato Andrea Xueres nel paliotto sotto l'altare maggiore della Chiesa di San Filippo Apostolo

Seconda parte
Venne il tempo nel quale egli sentì la nostalgia della vita domenicana e chiese l’abito domenicano al Priore di quel Convento, ciò che ben volentieri gli fu concesso.
Il P. Ottavio Gaetani fa rilevare che il nostro Beato, appena fattosi religioso, emulò e superò tutti i suoi coetanei nello studio e nella disciplina, e, quel che più importa, nella integrità della vita, per cui si rese a tutti amabile e caro. 

Un secolo prima al Gaetani, Tomaso Schifaldo aveva detto che la fama della santità di Andrea era così grande presso il popolo, che butti indistintamente solevano venerarlo quale angelo in carne; perché la virtù di Dio penetrata nell’anima di lui vi aveva operato sì energicamente, da renderlo puro ed illibato da ogni macchia di umana colpa, innalzandolo alle supreme vette della perfezione.
Dolce, umile di cuore, secondo il detto di Cristo, la sua vita era norma al sacerdozio, fiaccola e luce alla perfezione Domenicana, splendore e regola ai costumi cristiani. Degli innocenti sostenne sempre, con coraggio e magnanimità, le parti contro gli oppressori.
Poveri e ricchi, fanciulli e vecchi, dotti e ignoranti, erano da lui trattati con la medesima confidenza e dolcezza, di modo che tutti non cessavano di esaltarlo con lodi, decantarlo e baciargli le vesti al suo passaggio. Persuasi che, intercedendo lui presso Dio, potevano conseguire la felicità eterna, tutti ricorrevano a lui piangenti e gementi per confessarsi dei loro peccati e ottenere facilmente perdono da Dio.
E non solo Siracusa, ma tutta la Sicilia, conchiude lo Schifaldo, fu illuminata dalla sua vita innocentissima, predicando, istruendo e confessando con grande zelo.
Il magistrato Siracusano diede pubblico attestato alla santità del nostro Andrea, facendo scrivere e pubblicare dei libelli in sua lode.
Nondimeno, in mezzo a tanti onori, a tante lodi, a tanti encomi che, da principi e popoli, da grandi e piccoli, gli si tributavano, egli non s'invanì, ma si radicava sempre più nella bella virtù della umiltà.



giovedì 9 maggio 2019

Articolo «II B. Andrea Xueres o Xuereb Siracusano» scritto dal P. MATTEO CONIGLIONE O.P. in L’Eco di san Domenico (A.3, n. 11 (1927), pp. 227-231).

Nella foto le reliquie del Beato Andrea Xueres nel paliotto sotto l'altare maggiore della Chiesa di San Filippo Apostolo

Prima parte
Nell’arricchire il mazzetto di fori che vado cogliendo nel nostro giardino gusmano non intendo risvegliare alcuna suscettibilità nei confratelli Maltesi, se insistessero nell’affermare il B. Andrea aver avuto i natali in Malta.
Egli è un fiore che sbocciò quando l’isola di Malta faceva parte integrale della Sicilia, e quando in quella parte del nostro giardino non vi era stato propagato l’Ordine Domenicano. Non è pertanto mia intenzione di parlare dei celebri domenicani vissuti in quell’isola sino al 1838, quando cioè Malta cessò di far parte integrale della provincia siciliana e formò un’altra provincia dell’Ordine. È doloroso che il B. Andrea non sia stato troppo ricordato, sebbene la sua santità fosse così nota da meritarsi di essere annoverato solennemente nell’albo dei santi, quantunque il tempo e gli uomini non siano stati tanto solleciti e riconoscenti verso di lui.
Il più antico scrittore che parla del B. Andrea è Tommaso Schifaldo, che lo annoverò tra gli uomini illustri del Convento di Siracusa, chiamandolo Andrea Siracusano. Altri scrittori in seguito lo chiameranno Xueres, Xuereb, Xuares, Xuareb e Sudia o semplicemente de Sicilia. Poco importa la diversa agnomastica se tutti poi convengono nel nome della persona e nei fatti della sua vita.
Nato nella nobilissima e antichissima città di Siracusa, regina del Mediterraneo e patria dei sommi genii, fu cresciuto dai suoi piissimi genitori coll’abito vitale dei dettami del Vangelo, egli visse come un giglio immacolato all’ombra del tetto paterno, tutto profumato di pietà e splendente di candore, e come gigante in mezzo ai suoi coetanei, si distinse nello studio delle lettere e delle scienze. Memore delle parole dell’Apostolo, di dover piacere a Dio piuttosto che agli uomini, aborrì con nobile generosità ogni diletto puerile, sia pure innocente, per timore d’ inquinare l'anima anche coll’apparenza del peccato.
Per attingere fervore nella pietà, frequentava assiduamente le chiese e le case religiose e preferiva la compagnia dei buoni, dai quali assimilava tutto ciò che di meglio spiccava in loro.

E siccome era volere di Dio che questo giglio fosse trapiantato nel giardino gusmano, così le sue predilezioni erano per il Convento domenicano di Siracusa, allora molto fiorente di ottimi religiosi, che gli offrirono abbastanza pascolo alla pietà, alla scienza, e ne indirizzarono i primi passi per i sentieri della perfezione cristiana.



mercoledì 8 maggio 2019

Atto pubblico in Notaio GIACOMO MASO siracusano, archiviato nella Conservatoria dei Notaj defunti all’anno 1613, fol. 398.


Nella foto le reliquie del Beato Andrea Xueres nel paliotto sotto l'altare maggiore della Chiesa di San Filippo Apostolo

Seconda parte
Per tale motivo il Rev.do P. fra’ Giovanni Battista Cappello da Noto, Baccalaureato e Licenziato in Sacra Teologia, Priore pro tempore di questo Venerabile Convento della predetta Città di Siracusa, tanto considerando la cosa così stante, e volgendo la mente e vedendo la devozione del Popolo, vedendo anche accrescersi di giorno in giorno l’affluenza di fedeli dinanzi al sepolcro di detto Padre, il donare moltissime offerte e inoltre vedendo lo stesso benedetto Iddio, che è ammirabile nei suoi Santi, mostrare molti miracoli per intercessione del detto Padre Andrea (come è santo credere), ispirato dallo Spirito Santo (come crediamo) decise e determinò che il predetto corpo od ossa oppure reliquie del detto Padre Andrea venissero trasferite e collocate in un altro posto più eminente, decente e onorevole (come conviene ai santi) ad onore e gloria dello steso Dio e del predetto Padre Andrea per incrementarne la devozione.

In questo pretitolato presente giorno, il prefato Rev.do P. fra’ Giovanni Battista Cappello da Noto, licenziato e Priore ut supra, fatta e premessa prima su tutto ciò ogni diligente considerazione, con tutti i sottoscritti Padri e frati di questo Convento e partecipando il consenso di tutti loro alla sopradetta traslazione di detto corpo, è ricorso al presente e predetto atto o nota di traslazione, vi è voluto ricorrere e non altrimenti né in altro modo. Così quando è noto il consenso ed espressa la volontà di tutti i venerabili Padri e frati del predetto Convento radunati per questo al suono della campanella (come è usanza) e cioè: premessi tutti e singoli gli atti degli intervenienti che sono consenzienti, volenti, confrontantisi ed essendo nessuno di loro in disaccordo, presero il corpo od ossa o reliquie del detto P. fra’ Andrea dalla detta Arca marmorea nel quale giaceva e lo riposero fedelmente in una cassetta lignea foderata di velluto rosso, la quale cassetta piena delle dette reliquie chiusero e serrarono con tre chiavi e molti sigilli.

Ed infine trasportarono, riposero e collocarono a onore e gloria dell’Onnipotente Iddio e a maggiore incremento della devozione dei fedeli, detta cassetta in un’altra Arca lignea nuova, più grande, dignitosa, indorata, insigne, bellissima e tutta degna di onore, sita e posta nella parete sinistra della nuova Sagrestia da custodire e conservare per sempre vicino al primo muro di detto Convento.
Il Notaio Pubblico infrascritto attesta ciò affinché di questa sopracennata traslazione rimanga perpetua memoria nei posteri.




martedì 7 maggio 2019

Atto pubblico in Notaio GIACOMO MASO siracusano, archiviato nella Conservatoria dei Notaj defunti all’anno 1613, fol. 398.


Nella foto le reliquie del Beato Andrea Xueres nel paliotto sotto l'altare maggiore della Chiesa di San Filippo Apostolo

Prima parte
Nella Città di Siracusa, nel Convento di San Domenico.
Nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo. Amen.

Nell’anno 1613 dalla Nascita dello stesso Nostro Signore, Undicesimo dell’Indizione e nel giorno di Domenica, 1 del mese di Dicembre, Prima Domenica d’Avvento. Durante il Pontificato del Santissimo Padre in Cristo e Nostro Signore Paolo V, Papa per volontà della Divina Provvidenza, anno quinto del suo pontificato. Mentre era felicemente regnante don Filippo d’Austria, per grazia di Dio nostro Re, di Spagna e di questo nostro Regno di Sicilia. Amen.

Appare evidente a tutti e noto quel che riguarda allorché il Venerabile Padre fra’ Andrea dell’Ordine dei Predicatori dopo che per molti e molti anni in questo Venerabile Convento di san Domenico di questa Fedelissima Città di Siracusa, con grandissima fama di santità da questa vita era ritornato alla patria celeste e aveva reso la sua felice anima a Dio nostro e come il suo santo corpo dopo la morte si rese celebre per i molti miracoli; allora nel tempo (come si tramanda apertamente dai segni e dall’antichissima tradizione e come si può vedere fino al giorno d’oggi) il Senato e il Popolo di questa predetta fedelissima Città di Siracusa da quella prima sepoltura sotterranea nella quale il predetto corpo era stato inumato e sepolto al primo momento della sua morte, in un’altra Arca Marmorea innalzata, sita e posta nella Sagrestia Vecchia di detto Convento, vicina alla predetta fossa…

si chiuse anche la predetta Arca Marmorea con due serragli fortissimi affinché custodisse tranquillamente nei futuri e perpetui tempi il detto corpo del Padre fra’ Andrea con posto sopra il sottoscritto Epitaffio in memoria di tale Padre:
HIC TOT SARCOPHAGUS LAUDES NON ACCIPIT UNUS, 
NEC PATRIS ANDREÆ POTIS EST MENS PROMERE FUNUS. 
ECCE DEI SERVUS HUMILIS, LEX REGULA MORUM, 
NORMA SACERDOTII, FRATRUM LUX PREDICATORUM. 
VIRGINEO CELEBRIS PARTU, NOX ANNA SANCTO 
ILLA SIRACCUSIOS SPOLIAVIT NUMINE TANTO. 
TER DENIS, QUATUOR, BIS SEPTINCESIMUS ANNUS 
ADDIVERAT QUO CŒLESTIS REGNAVERAT AGNUS.

Nondimeno dopo che la stessa predetta Arca marmorea del suddetto corpo del Padre fra’ Andrea fu rotta e aperta o per le circostanze dei tempi o per l’astuzia del demonio o meglio per la devozione da qualcuno alcune ossa o reliquie di detto corpo furono asportate e per timor di coscienza alla detta Arca di nuovo restituite.


lunedì 6 maggio 2019

Copia delle Notizie riguardanti la vita, i miracoli e le varie traslazioni delle reliquie del Beato Fra’ Andrea Xueres O.P. ricavata dall’originale scritto in pergameno e chiuso nella cassetta contenente le reliquie del detto Beato, per cura del Governatore della Congregazione dell’Annunziata sig. GAETANO AGNELLO PRIVITERA.


Nella foto, la statua della Madonna Assunta nella Quindicina a Lei dedicata sopra l'altare maggiore di San Filippo Apostolo e sotto le reliquie del Beato Andrea Xueres


Seconda parte
Le cose rimasero così fino all’anno 1794, nel quale non si sa da chi e perché, la cassetta delle reliquie dalla nicchia dell’abside, fu trasportata nella Sagrestia dalla quale finalmente a cura e spese del siracusano antiquario Sac. Giuseppe Capodieci, il dì 2 Luglio 1809, fu situata nel paliotto dell’altarino dedicato alla Ss.ma Vergine del Rosario.
Ma essendo stata, ai nostri giorni, la chiesa di San Domenico adibita per uso di caserma, P. Raimondo Riscica O.P., che fu l’ultimo dei domenicani di Siracusa, raccolse pietoso queste reliquie e le trasportò nell’Oratorio proprio della Congrega di Maria Ss.ma Annunziata, ove rimasero inonorate nella Sagrestia finché per cura del benemerito Governatore della suddetta Congrega, Signor Gaetano Agnello Privitera, sempre chiuse nell’antica cassetta di legno, sono state collocate in un’urna di marmo situata nel mezzo del paliotto dell’altare maggiore del predetto oratorio, sormontate da un’iscrizione latina, perché tutti i giorni rimanessero esposte alle preghiere dei fedeli.


ADDENDA
La storia recente ci mostra che mons. Bignami, nel desiderio di concedere una chiesa più decorosa alla Congregazione di Maria Ss.ma Annunziata assegnò a detta Congregazione la chiesa di san Tommaso, nel frattempo restaurata. Così le reliquie del beato e la lapide che le seguiva furono entrambe traslate in tale chiesa. Estintasi poi la Congregazione dell’Annunziata e chiusa temporaneamente al culto la chiesa di san Tommaso sul finire degli anni 90 le reliquie rimasero custodite nel tesoro della Chiesa Cattedrale. 
Nel 2010, mons. Sebastiano Amenta, allora Direttore dell’Ufficio Amministrativo Diocesano e Amministratore della Chiesa Cattedrale, desiderando porre nuovamente alla venerazione dei fedeli le reliquie del beato frate domenicano, concorrendo la riapertura della chiesa di san Filippo Apostolo, pose dette reliquie nel paliotto dell’altare maggiore di quella chiesa dove trovansi tuttora.


domenica 5 maggio 2019

Copia delle Notizie riguardanti la vita, i miracoli e le varie traslazioni delle reliquie del Beato Fra’ Andrea Xueres O.P. ricavata dall’originale scritto in pergameno e chiuso nella cassetta contenente le reliquie del detto Beato, per cura del Governatore della Congregazione dell’Annunziata sig. GAETANO AGNELLO PRIVITERA.

Nella foto, la statua della Madonna Addolorata posta sopra l'altare maggiore di San Filippo Apostolo il 15 settembre e sotto le reliquie del Beato Andrea Xueres

Prima parte
Benchè tutti certamente riconosciamo nelle vicende umane l’intervento e l’opera del dito di Dio, tuttavia piace talora al Signore, rivelare assai manifestamente i suoi arcani disegni verso i servi di lui; e difatti, altri dallo splendore degli onori, abbassa nell’oscurità dell’oblio ed altri già trascurati e negletti, innalza al di sopra di tutti gli altri.
Ora noi, mentre questi Divini Decreti adoriamo di tutto cuore, li vediamo manifestamente verificati nella vita e nelle varie traslazioni delle reliquie di questo Beato, procuriamo di farle conoscere a tutti presenti e futuri affinché non se ne perda la memoria fino a quando la tromba angelica, con gran suono, ci risvegli con la nostra medesima carne, a rivedere il nostro Gesù, siccome ci è stato infallibilmente promesso.
Già nessuno potrà dubitare da vantaggio, che Andrea Xueres sia nato a Siracusa da famiglia siracusana.
Quasi predestinato sin da fanciullo e per l’innocenza e santità della vita e pei digiuni e per le aspre flagellazioni, colle quali continuamente martirizzava il tenero corpo, e finalmente per la sua gran fede, di comune consenso fu ascritto all’Ordine Domenicano. Per volontà del Senato e del Governatore della Camera Reginale, fu mandato ambasciatore alla regina di Spagna, dalla quale, ottenuto quel che domandava, se ne ritornò in patria portando una gran quantità di legname, con la quale, dopo avere restaurato il suo convento, pieno di anni e di virtù, si addormentò nel sonno dei Santi, nel giorno di Natale del 1434.
Allora i frati, temendo, che secondo il costume, il corpo e gli abiti del Beato fossero presi a ruba dalla gran moltitudine di popolo, senza indugio, lo deposero nella Sepoltura comune, ove rimane fino a che, per un gran miracolo avvenuto nel Giovedì Santo del 1478, in cui restituì la loquela ad una fanciulla muta, nella stessa chiesa di san Domenico, il sacro corpo, che era rimasto confuso con gli altri e quasi abbandonato fu rinvenuto miracolosamente sollevato dal suolo e tramandante soavissimo odore, fu allora che presenti il Senato, il Vescovo e il popolo Siracusano, questo sacro corpo fu chiuso in una sepoltura di marmo, garantito da una grata di ferro portante incisi alcuni versi leonini, sormontati dal ritratto del Beato e situato dentro la stessa chiesa dei Padri Domenicani, nel quale rimase in luogo di deposito, fino a tanto che il Priore, M. Giovanni Cappello, ispirato dalla Divina Grazia, raccolse le ossa del sacro corpo, con somma abilità le fece situare in una cassa di legno, rivestita di velluto rosso e questa fece collocare in una nicchia scavata nel muro dell’abside e ciò nel giorno 1 Dicembre 1614; come può rilevarsi dal pubblico processo verbale che si conserva fra gli atti della Curia dell’Illustrissimo Senato a foglio 398.



sabato 4 maggio 2019

Dal «Calendario dei Santi della Fedelissima Città di Siracusa» composto nel 1703 per opera del sac. MICHELANGELO MANCARUSO (1606-1705).

 Nella foto, la Madonna del Rosario durante il mese di ottobre sull'altare maggiore di San Filippo Apostolo e sotto le reliquie del Beato Andrea Xueres

Il corpo del domenicano Beato Andrea Xueres, coll’intervento del Vescovo, del Senato e del popolo Siracusano fu nel 1614 trasportato nel Sepolcro dove oggi si vede, dentro la chiesa dei Padri dello stesso Ordine e quivi giace in luogo di deposito; riposa nel sonno dei Santi fin dal 25 Dicembre 1378 giusto quanto abbiamo ricordato nel Calendario, avendo ciò ricavato dal Martirologio del Gaetani e dalla notizia sulla Chiesa di Siracusa di Rocco Pirro.
Dal Calendario:
25 Dicembre: Transito del Beato Andrea, domenicano. Vedi Gaetani nel Martirologio, nei Documenti del Convento e nelle Vite Manoscritte.


venerdì 3 maggio 2019

Dalle Notizie intorno alla Chiesa Vescovile di Siracusa in «Sicilia Sacra» scritta da D. Rocco Pirro, abate (1577-1651) nel 1638


Nella foto, l'ex Chiesa di San Domenico dove operò e morì il Beato Andrea Xueres

Qui (nella chiesa di san Domenico n.d.t.) giace il B. Andrea Xueres o Xuares da Malta intorno al quale, molte belle notizie scrive M. Maurizio Siculo nella sua opera «Dei Beati Siciliani dell’Ordine Domenicano» n. 9 fol. 29.

Oggi è in gran venerazione, il suo corpo si conserva in un sepolcro con questa iscrizione:
HIC TOT SARCOPHAGUS LAUDES TUM ACCIPIT UNUS, NEC PATRIS ANDREÆ POTEST HIEMS PROMERE FUNUS. ECCE DEI SERVUS HUMILIS, LEX REGULA MORUM, NORMA SACERDOTII, FRATRUM LUX PREDICATORUM. VIRGINEO CELEBRIS PARTU, NOX ANNUA SANCTO ILLA SYRACUSIOS SPOLIAVIT NUMINE TANTO. TER DENOS, QUATUOR BIS SEPTUAGESIMUS ANNUS ADDIDIS ET QUO CŒLESTIS REGNAVERAT ANNUS.
Morì nell’anno 1378, nel giorno 26 Dicembre il corpo di Andrea fu trasportato nel sepolcro in cui oggi si trova, coll’intervento del Vescovo, del Senato e del Popolo Siracusano nell’anno 1614, essendo allora Priore M. Giovan Battista Cappello da Noto.


giovedì 2 maggio 2019

Sagro Diario Domenicano (Tomo VI, pp. 244 e 245, Napoli 1691)

Alcuni cenni biografici del Beato Andrea Xueres

25 Dicembre – Vita del Beato Andrea Xuerez o Xuarez cavata dal Pio Abala nella sua Malta illustrata, il Possovino & altri.
Nella famosa Isola di Malta dalla nobile e antica famiglia Xuareb o Xuarez prese l’abito dell’Ordine nel Convento che tiene nella Città di Siracusa in Sicilia dove anco professò e dopo una santissima vita fece una felicissima morte ma la solita negligenza dei nostri Scrittori e il tempo grandedivoratore delle notizie illustri nei personaggi più cospicui ci ha privato affatto della notizia della sua santa vita e delle sue eroiche virtù, solo di lui dagli Scrittori Siculi e dal Pio si sa che egli morì il dì 25 di Dicembre giorno del Sagro Natale l’anno 1378 e per la santità fu sepolto dentro la Sagrestia in un’arca particolare dove stette alcun tempo in venerazione appresso quella Città e si accrebbe il concorso per il caso seguente; entrò una fanciulla ch’era muta nella Sagrestia dove era quell’arca e da essa vide uscire un Religioso dell’Ordine e tal terrore l’assalì per quella vista che ricorrendo al seno di sua madre francamente parlò e raccontò quanto aveva visto; con cosi solenne miracolo fu grande il nome e fama che si acquistò finché in pochi giorni videsi il suo sepolcro pieno di tavolette e di voti per le grazie ricevute a sua intercessione e quanti infermi si stendevano sopra la detta tomba incontinente ne riceveano la sanità fra gli altri al patere di Abale e del Possovino e altri dava infallibilmente la salute ai febbricitanti con quartana e terzana; pervenne in tanta venerazione e a tal nome che acciò non li fosse rubata quella Reliquia, fece la Città due chiavi all’arca una delle quali ritenne appresso di sé l’altra lasciò al Priore del Convento. Fu trasferita su un’arca di marmo con solenne traslazione assistendovi con il Clero e la Città il Senato e il Vescovo l’anno 1614.

mercoledì 1 maggio 2019

Da «Malta illustrata…» del Comm. Fra’ Giovanfrancesco Abela, Malta 1780

Primo disegno del Beato Andrea Xueres realizzato nel febbraio 2019. 
Il beato Andrea Xuereb; che il Pirro nella Notizia Siragusana ragionando del Convento di S. Domenico di quella città, chiama Xueres, o Xuares; e di lui dice così:
«Hic jacet Beatus Andrea Xueres, seu Xuares, patria Melitensis; de quo præclara scribit M. Mauritius de Gregorio Siculus, de Beatis Siculis Dominicanis n. 9. f. 29. Hodie est in magna veneratione positus his versibus.


HIC TOT SARCOPHAGUS LAUDES NON ACCIPIT UNUS, 
NEC PATRIS ANDREÆ POTIS EST MENS PROMERE FUNUS.
 ECCE DEI SERVUS HUMILIS, LEX REGULA MORUM, 
NORMA SACERDOTII, FRATRUM LUX PREDICATORUM. 
VIRGINEO CELEBRIS PARTU, 
NOX ANNA SANCTO ILLA SIRACCUSIOS 
SPOLIAVIT NUMINE TANTO. TER DENIS,
 QUATUOR, BIS SEPTINCESIMUS 
ANNUS ADDIVERAT QUO CŒLESTIS REGNAVERAT AGNUS.

Obiit an. 1378. Die 26 Decembris; translatus fuit corpus Andreæ in arcam, ubi hodie est; Episcopo, Senatu ac populo Syracusanis confluentibus an. 1614.

Questo Beato Religioso, della Sagra Religione Domenicana, lucidissima stella, e dell’Isola nostra eterno splendore, carico di meriti, e ricco di virtù, giunto a quell’ora cotanto bramata da’ Santi, terminò una esemplarissima vita con una gloriosa, e benavventurata morte.
Così di questo, come di parecchi altri nostri uomini illustri si trovano i ritratti nel Collegio di questa città Valletta coi loro elogi che andremo alle fiate rapportando a’ propri luoghi.