giovedì 9 maggio 2019

Articolo «II B. Andrea Xueres o Xuereb Siracusano» scritto dal P. MATTEO CONIGLIONE O.P. in L’Eco di san Domenico (A.3, n. 11 (1927), pp. 227-231).

Nella foto le reliquie del Beato Andrea Xueres nel paliotto sotto l'altare maggiore della Chiesa di San Filippo Apostolo

Prima parte
Nell’arricchire il mazzetto di fori che vado cogliendo nel nostro giardino gusmano non intendo risvegliare alcuna suscettibilità nei confratelli Maltesi, se insistessero nell’affermare il B. Andrea aver avuto i natali in Malta.
Egli è un fiore che sbocciò quando l’isola di Malta faceva parte integrale della Sicilia, e quando in quella parte del nostro giardino non vi era stato propagato l’Ordine Domenicano. Non è pertanto mia intenzione di parlare dei celebri domenicani vissuti in quell’isola sino al 1838, quando cioè Malta cessò di far parte integrale della provincia siciliana e formò un’altra provincia dell’Ordine. È doloroso che il B. Andrea non sia stato troppo ricordato, sebbene la sua santità fosse così nota da meritarsi di essere annoverato solennemente nell’albo dei santi, quantunque il tempo e gli uomini non siano stati tanto solleciti e riconoscenti verso di lui.
Il più antico scrittore che parla del B. Andrea è Tommaso Schifaldo, che lo annoverò tra gli uomini illustri del Convento di Siracusa, chiamandolo Andrea Siracusano. Altri scrittori in seguito lo chiameranno Xueres, Xuereb, Xuares, Xuareb e Sudia o semplicemente de Sicilia. Poco importa la diversa agnomastica se tutti poi convengono nel nome della persona e nei fatti della sua vita.
Nato nella nobilissima e antichissima città di Siracusa, regina del Mediterraneo e patria dei sommi genii, fu cresciuto dai suoi piissimi genitori coll’abito vitale dei dettami del Vangelo, egli visse come un giglio immacolato all’ombra del tetto paterno, tutto profumato di pietà e splendente di candore, e come gigante in mezzo ai suoi coetanei, si distinse nello studio delle lettere e delle scienze. Memore delle parole dell’Apostolo, di dover piacere a Dio piuttosto che agli uomini, aborrì con nobile generosità ogni diletto puerile, sia pure innocente, per timore d’ inquinare l'anima anche coll’apparenza del peccato.
Per attingere fervore nella pietà, frequentava assiduamente le chiese e le case religiose e preferiva la compagnia dei buoni, dai quali assimilava tutto ciò che di meglio spiccava in loro.

E siccome era volere di Dio che questo giglio fosse trapiantato nel giardino gusmano, così le sue predilezioni erano per il Convento domenicano di Siracusa, allora molto fiorente di ottimi religiosi, che gli offrirono abbastanza pascolo alla pietà, alla scienza, e ne indirizzarono i primi passi per i sentieri della perfezione cristiana.



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